L'indagine storica e fotografica
Floriano Menapace
Il viaggio di quaranta chilometri che parte dalla Piana Rotaliana per arrivare al Ponte di Sacco è stato effettuato con lo studio della principale bibliografia esistente, ma soprattutto, ancora fondamentale, nonostante il passare del tempo, dell’opera del geografo e studioso del territorio trentino Aldo Gorfer, raccolta nei due volumi delle Valli del Trentino.
Oltre alla fondamentale consultazione dei materiali storici e delle mappe fornite dal Consorzio, si sono indagate le fonti illustrate maggiormente accessibili, quali pubblicazioni di repertori di stampe, fotografie, cartoline e attraverso la consultazione di alcuni archivi fotografici virtuali. Il metodo divulgativo dell’indagine si è avvalso anche della metodica del compianto geografo Eugenio Turri e dello studioso del paesaggio Antonio Paolucci, nonché di varie esperienze sui metodi di indagine fotografica del paesaggio esperiti attraverso pubblicazioni e conferenze dal sottoscritto.
L’interazione tra testo e fotografia non è stato affidato esclusivamente al riconoscimento delle emergenze eclatanti presenti sul territorio, ma vorrebbe oltrepassare i margini del consueto, per stimolare la riscoperta di un territorio antico e variegato quale è quello della pianura Atesina e Lagarina. Nelle fasi di ricerca si è costruito uno schema di lavoro strutturato, a scalare, con vedute da punti panoramici che ricoprissero l’intero territorio, dalle tappe fissate dalla presenza degli impianti idrovori, con tutte le loro strutture ed, infine, da una serie di particolari utili alla conoscenza dell’attività del Consorzio.
Le fotografie sono state riprese con materiali bianco/nero in due principali formati: 6x6 e 10x12 centimetri, operando con apparecchiature professionali. Le stampe sono state realizzate, nel proprio laboratorio, su carta baritata secondo i dettami dell’antico artigianato fotografico e con gli stessi materiali ancora oggi reperibili. Le metodologie di lavoro si rifanno ai maestri degli anni Venti e Trenta del secolo scorso, che fu il periodo aureo della “fotografia diretta”, con Paul Strand, Edward Weston, Albert Renger-Patsch, Josef Sudek, e in Trentino con Sergio Perdomi, che aveva documentato, tra il 1926 e il 1934, per il Genio Civile, le grandi opere di bonifica dell’Adige ed, infine, Silvio Pedrotti non secondo ai grandi maestri appena citati, per sensibilità , intelligenza visiva e capacità di sintesi.